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ANTONIO GIBOTTA - ITALY | OVER 1000 MIGRANTS IN THE POLAR TEMPERATURE OF BELGRADE | TOCCO DI PROFESSIONISTA


Nel 2016 Belgrado è attanagliata da un freddo intenso e senza tregua. Le strade intorno alla stazione sono piene di persone in preda alla frenesia della vita cittadina; a poche decine di metri di distanza, dietro la stazione ferroviaria centrale, si nasconde un’altra realtà, quella delle Barracks, il campo illegale dei rifugiati che cercano di raggiungere il confine con l’Ungheria. Vivono fra immondizie e macerie, al buio, senza luce, senza bagni, senza cucina in condizioni al limite dell’umano. odore di sporco, fogna rifiuti un denso fumo nero impregna l’aria circostante. Alcuni mostrano i segni delle ferite subite durante il tentativo di attraversare il confine con l’Ungheria. Il termometro sotto lo zero li costringe ad accendere fuochi di fortuna. Il fuoco è alimentato da qualsiasi cosa, plastica, gomma, rifiuti, provocando danni alla respirazione e alla salute in generale. Alcuni hanno scelto di vivere nei vecchi vagoni ma qui il freddo è ancora più intenso che nei magazzini. Ci si lava all’esterno con temperature sotto lo zero, con l’acqua riscaldata in bidoni o con bottiglie poste vicino al fuoco. Nonostante il freddo i gesti sono accurati e naturali abitudine di una quotidianità ormai perduta. Alcune associazioni di volontari garantiscono un pasto caldo al giorno. Le file sono molto lunghe, alcuni non alzano lo sguardo da terra, chiusi sotto al cappuccio della felpa o avvolti dalle coperte. Altrettanto lunghe sono le file per gli abiti e le scarpe, sempre troppo larghe o troppo strette. I volontari cercano di offrire anche e soprattutto dignità, conforto, socializzazione con la loro presenza con una parola o con momenti di aggregazione. Davanti al fuoco si riuniscono per fumare e per parlare chi delle famiglie chi dei propri sogni chi delle paure. Sono poco più di un migliaio, la maggior parte di loro è costituita da uomini e ragazzi Afghani e Pakistani. Gente incastrata in Serbia che non può tornare indietro e non può andare avanti. Le Barraks sono state demolite dalle ruspe nel maggio 2017 per far posto alla gentrificazione e i richiedenti asilo trasferiti nei campi ufficiali lontano dalla città e nuovamente invisibili.


In 2016 Belgrade is gripped by intense cold and without respite. The streets around the station are full of people in the throes of city life; a few tens of meters away, behind the central railway station, lies another reality, that of the barracks, the illegal camp for refugees trying to reach the border with Hungary. They live among rubbish and rubble, in the dark, without light, without bathrooms, without kitchens in conditions at the limit of the human. smell of dirt, sewage waste a thick black smoke impregnates the surrounding air. Some signs indicate the wounds suffered during the period of crossing the border with Hungary. The thermometer below zero forces them to light makeshift fires. The fire is fed by anything, plastic, rubber, waste, causing damage to breathing and general health. Some have chosen to live in the old carriages but it is the most intense in the warehouses. Wash yourself off with a temperature below zero, with bottled water. Despite the cold, the gestures are accurate and natural habits of a lost everyday life. Some volunteer associations are a hot meal a day. The rows are very long, some do not look up from the ground, closed under the hood of the sweatshirt or wrapped in blankets. Equally long are always rows for clothes and shoes, always too wide or too narrow. The volunteers also try to offer dignity, comfort, socialization with their presence with a word or moments of aggregation. In front of the fire they gather to smoke and to talk about families who of their dreams those of fears. Some time ago, boys and Pakistanis. People stuck in Serbia who can't go back and can't go on. The bars were demolished by bulldozers in May 2017 for distant place of gentrification and to asylum seekers transferred to official camps from the city and up invisible.



A Matera 2019 si inaugurerà 1 ottobre 2019 alle ore 17,30 presso l’Ex Ospedale San Rocco – Piazza San Giovanni – Matera la mostra fotografica
Tocco di professionista


La mostra è stata organizzata dal CNA Comunicazione e Terziario Avanzato, in collaborazione con il CNA Basilicata nella persona del presidente regionale Leo Montemurro, con il Matera International Photography (MIP), con il MIBAC Ministero per i beni e le attività culturali, la mostra è curata da Mirco Villa portavoce nazionale dei fotografi professioni e Antonello Di Gennaro Art Director del Matera International Photograhy (MIP).
Carla Cantore | Presidente Matera International Photography (MIP)

Tocco di professionista: 33 fotografi provenienti da 14 stati del mondo presentano le loro migliori immagini

Cosa accade quando ti viene chiesto di selezionare le migliori opere di fotografi professionisti che rappresenteranno l'Italia?
Sicuramente la scelta è ardua. Si tratta di una sfida: non solo trovare le migliori immagini in circolazione, ma cercare quelle che hanno un valore davvero professionale, ovvero non solo sono di qualità eccelsa ma hanno un valore economico e sociale.
In questo percorso ci si trova spesso di fronte a immagini create solamente per stupire. E poi davanti a quelle scelte per questa esposizione, evocative e significative, rappresentative di uno stile che integra alla perfezione l'attività professionale con l'originalità e lo stile personale.
Provate a pensare: al giorno d'oggi quante immagini di ogni genere scorrono quotidianamente sugli schermi? Sicuramente tantissime. Ma per quante vale davvero la pena di spendere più di un secondo per osservarle? Per quali di queste sareste disposti a pagare? Quali sono oggi le miglioripossibilità per il mercato internazionale?
Immaginate ora se questa sfida non riguardasse solo l'Italia ma fosse estesa a tutto il mondo...

Touch of Professional: 33 photographers from 14 countries of the world showing their best images

What happens when you are asked to select the best works from professional photographers who will represent Italy?
Surely the choice is difficult. It is a challenge: not only finding the best images in circulation, but also looking for those that have a truly professional value, that is, not only of excellent quality but also of economic and social value.
In this path we often find ourselves faced with images created only to amaze. And then in front of those chosen for this exhibition, evocative and significant, representative of a style that perfectly integrates the professional activity with originality and personal style.
Try to think: how many images of every kind run on the screens today? Surely many. But for how many of those are really worth spending more than a second to observe them? For which of those would
you be willing to pay? What are the best opportunities for the international market today?
Now imagine if this challenge did not only concern Italy but was extended to the whole world…



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