Gian Paolo BARBIERI | THAITI TATTOOS | PROGETTO: COSCIENZA DELL'UOMO
È subito evidente che il tatuaggio polinesiano non ha alcun contenuto di segretezza, anzi ricopre ostentatamente un corpo poco vestito. È là per essere visto: è l’opposto di una marchiatura. Si può anche dire che abbiglia il corpo polinesiano al posto del vestito. È vero che l’abbigliamento occidentale non si limita alla funzione del vestire: oltre che proteggere dal freddo e dai contatti potenzialmente offensivi, i nostri vestiti sono anche segni di civetteria (o di negligenza), di ricchezza (o di povertà), di potere (o di non-potere), di ruolo, di grado… Sì, l’abbigliamento è linguaggio; ma è un linguaggio sovrapposto al corpo, e che resta in secondo piano rispetto alla funzione d’uso. […]
Un tempo, fantasticavo su una interpretazione della Bibbia, le prime righe, e voglio richiamarla a questo punto. Ho immaginato che Adamo ed Eva, prima del peccato originale, non fossero proprio nudi, ma coperti di segni, che erano parole di Dio.
Non lavoravano e non invecchiavano, perché la loro vocazione si compiva nell’irradiare la verità divina attraverso la loro pelle: come certi uccelli cantano spontaneamente la gloria del Creatore. Poi, avvenne la rottura: il peccato infranse il patto divino. Da quel momento, il mantello di parole che copriva Adamo ed Eva fu strappato via e loro si ritrovarono nudi e vergognosi di questa pelle bianca e insignificante. Fu assegnato loro un ruolo diverso: invece di proclamare taciti e immobili il Verbo divino, dovettero adattarsi alla fatica del lavoro: e così il loro corposi coprì di calli e di cicatrici.
È in questo senso che la Polinesia può essere chiamata il Paradiso ritrovato.
Michel Tournier
dell’Académie Goncourt
(dall’edizione Tahiti Tattoos; Taschen Verlag, 1998)
Inaugurazione
1 dicembre ore 18:30
Periodo
dal 2 al 31 dicembre 2019
Luogo
Ex Scuderie Palazzo Malvini Malvezzi, via muro 50 (piazza Duomo) - Matera
COSCIENZA DELL'UOMO
MATERA 2019
Da una parte, la volontà di proporre un percorso, una visione di stampo italiano. Non per provincialismo culturale e di esame, come troppo spesso accade, quando e per quanto si lamenta l’assenza del nostro paese da palcoscenici internazionali (dai quali non siamo esclusi per incapacità dei fotografi, ma per colpevole assenza di quei supporti infrastrutturali, soprattutto istituzionali, pubblici e privati, che, invece, sostengono e promuovono altre geografie). Ma per convinzione di offrire e proporre una interpretazione della fotografia, magari anche in un proprio percorso intellettivo, definita e determinata, per l’appunto, da un apporto culturalmente italiano.
Una visione di apertura, non chiusura. Una visione che non intende dimostrare nulla, ma suggerire domande, invitare a ragionamenti, offrire prospettive esistenziali, sollecitare interrogazioni.
Il filo ispiratore e conduttore della Coscienza dell’Uomo si richiama a quel pensiero meridiano di nobili origini (seminato da Albert Camus, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Rainer Maria Rilke, Fernand Braudel, Pier Paolo Pasolini, Ernesto De Martino, Predrag Matvejević… e altri, ancora), che il filosofo Franco Cassano ha ben esposto e articolato nel suo saggio omonimo, al quale tanta cultura italiana attinge oggi quell’idea di originalità nel confronti del Mondo che definisce, fino a caratterizzarla, una interpretazione della Vita della quale noi intendiamo sottolinearne il contributo in forma fotografica.
Maurizio REBUZZINI - Direttore Artistico.
Autori inseriti nel progetto: Gian Paolo BARBIERI, Paolo RANZANI, Ottavio MALEDUSI, Maurizio REBUZZINI, Massimo DE GENNARO, Fabrizio LIUZZI, Mauro VALINOTTO, Beppe BOLCHI, Matteo FANTOLINI, Giovanni CABASSI, Francesco MALAVOLTA, Altin MANAF e Andreas IKONOMU, Oliviero TOSCANI, Gino BEGOTTI, Rinaldo e Davide CAPRA, Maurizio GALIMBERTI, Tommaso LE PERA, Massimo MASTRORILLO e Pamela PISCICELLI, Filippo ROMANO, Marco SAIELLI, Franco ZAMPETTI, Franco CANZIANI, Gian BUTTURINI, Franco CANZIANI – Marco MOGGIO, Nino BARTUCCIO, Alberto DUBINI, Fabrizio JELMINI, Gianluigi COLIN, Pino BERTELLI.