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Gino BEGOTTI | THE BEATLES, 14 dicembre 1963 | PROGETTO: COSCIENZA DELL'UOMO

Apparentemente, soltanto un “antico” concerto londinese dei Beatles, peraltro la loro ultima esibizione “minore”. Nel concreto, cronaca fotografica dell’attento Gino Begotti, paparazzo per vocazione, che non si esaurisce nel solo racconto originario, ma rileva valori impliciti della Fotografia, che consente di superare Tempo e Spazio. Implacabilmente, la Fotografia afferma la propria personalità implicita, che qui, con la complicità di consecuzioni storiche note e riconosciute, ha modo di esprimere se stessa… alle origini di un Mito del Novecento.

Ancora oggi, soprattutto oggi, l’epopea dei Beatles continua a manifestarsi nel costume quotidiano e in identificati momenti di socialità. Indipendentemente da altre valutazioni di merito -musicali, compositive o contorni-, rimane chiaro, esplicito e lampante che il fenomeno dei Beatles è appunto tale: Fenomeno / Mito, che ha influenzato gli anni Sessanta, i cui effetti si sono poi distesi sui decenni a seguire. Magari, fino ai nostri giorni attuali, e poi andranno ancora oltre. Non ne abbiamo dubbi.

In tutto, un momento discriminante è identificabile con la tournée statunitense del febbraio 1964, che amplificò oltre Oceano quella che sarebbe stata definita beatlemania, fino allora limitata alla natia Inghilterra e a timide proiezioni europee (organizzato dal lungimirante Leo Wächter, il tour italiano è della primavera successiva 1965). In questo clima, il 14 dicembre 1963, Gino Begotti fu testimone fotografico di un avvenimento che oggi sappiamo essere stato storico, e così lo definiamo e conteggiamo: l’ultimo concerto “minore” dei Beatles, al Wimbledon Palais, di Londra.

Le sue fotografie sono esattamente ciò che devono essere: racconto fotografico, con svolgimento lineare e coerente. L’avvenimento è “coperto” (si dice così) con una perizia e solerzia di mestiere: quel 14 dicembre 1963, Gino Begotti si è abilmente e coerentemente immedesimato nel pubblico e ne ha seguìto la marcia, scomponendosi tra la partecipazione diretta al concerto (esibizione?) e la documentazione dei fatti, cioè alternando il proprio ritmo fotografico in due tempi di osservazioni distinti, quanto coincidenti.

Da una parte, la cronaca è raccontata dal punto di vista dello spettatore, soprattutto per quanto riguarda l’esibizione dei Beatles sul palco del Wimbledon Palais; dall’altra, la stessa cronaca si completa con le annotazioni di complemento: dalla composta fila di spettatori, che aspettano di entrare nella sala, alle scene di entusiasmo, a quel dopo spettacolo -senza divismo-, durante il quale The Beatles si rivelano disponibili all’incontro diretto con il pubblico pre beatlemania, che sarebbe esplosa di lì a poche settimane.

A questo punto, in quel 14 dicembre 1963, la Fotografia segna la propria presenza, annota la propria personalità formale e di intenti. Ben guidata da uno scrupoloso cronista, la Fotografia compie il proprio dovere istituzionale: compone le proprie inquadrature e distribuisce adeguati toni di grigio, la cui definizione è merito della consueta e nota combinazione di valori tecnici discriminanti, tra i quali non manca un flash elettronico capace di dare luce all’intera scena. A sera, tornato a casa, Gino Begotti completa il proprio dovere professionale, sviluppando le pellicole, riponendo i negativi e stampando le copie delle pose giornalisticamente più significative.

Cosa accade poi?


Periodo
dal 12 al 25 maggio 2019

Luogo:
Galleria Cine Sud - Via A. Passarelli 29/31 - Matera



COSCIENZA DELL'UOMO

MATERA 2019
Da una parte, la volontà di proporre un percorso, una visione di stampo italiano. Non per provincialismo culturale e di esame, come troppo spesso accade, quando e per quanto si lamenta l’assenza del nostro paese da palcoscenici internazionali (dai quali non siamo esclusi per incapacità dei fotografi, ma per colpevole assenza di quei supporti infrastrutturali, soprattutto istituzionali, pubblici e privati, che, invece, sostengono e promuovono altre geografie). Ma per convinzione di offrire e proporre una interpretazione della fotografia, magari anche in un proprio percorso intellettivo, definita e determinata, per l’appunto, da un apporto culturalmente italiano.
Una visione di apertura, non chiusura. Una visione che non intende dimostrare nulla, ma suggerire domande, invitare a ragionamenti, offrire prospettive esistenziali, sollecitare interrogazioni.
Il filo ispiratore e conduttore della Coscienza dell’Uomo si richiama a quel pensiero meridiano di nobili origini (seminato da Albert Camus, Friedrich Wilhelm Nietzsche, Rainer Maria Rilke, Fernand Braudel, Pier Paolo Pasolini, Ernesto De Martino, Predrag Matvejević… e altri, ancora), che il filosofo Franco Cassano ha ben esposto e articolato nel suo saggio omonimo, al quale tanta cultura italiana attinge oggi quell’idea di originalità nel confronti del Mondo che definisce, fino a caratterizzarla, una interpretazione della Vita della quale noi intendiamo sottolinearne il contributo in forma fotografica.
Maurizio REBUZZINI - Direttore Artistico.

Autori inseriti nel progetto: Gian Paolo BARBIERI, Paolo RANZANI, Ottavio MALEDUSI, Maurizio REBUZZINI, Massimo DE GENNARO, Fabrizio LIUZZI, Mauro VALINOTTO, Beppe BOLCHI, Matteo FANTOLINI, Giovanni CABASSI, Francesco MALAVOLTA, Altin MANAF e Andreas IKONOMU, Oliviero TOSCANI, Gino BEGOTTI, Rinaldo e Davide CAPRA, Maurizio GALIMBERTI, Tommaso LE PERA, Massimo MASTRORILLO e Pamela PISCICELLI, Filippo ROMANO, Marco SAIELLI, Franco ZAMPETTI, Franco CANZIANI, Gian BUTTURINI, Franco CANZIANI – Marco MOGGIO, Nino BARTUCCIO, Alberto DUBINI, Fabrizio JELMINI, Gianluigi COLIN, Pino BERTELLI.

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