Hiroshi SUGIMOTO
Definire Sugimoto come un fotografo appartenente ad una determinata "scuola" è assai difficile proprio per gli elementi che caratterizzano la sua "diversa" fotografia: dai tempi di esposizione ai materiali usati per la ripresa e lo sviluppo preparati artigianalmente; dall'utilizzo di macchine di grande formato a fotocamere istantanee e pellicole autosviluppanti come le Polaroid; elementi che possiamo classificare come appartenenti alla "fotografia analogica", ma rispondere alla domanda: se esiste "una cultura" o "un maestro" a cui ha fatto riferimento per il modo in cui interpretare la fotografia, merita una risposta più articolata separando l'aspetto tecnico da quello estetico della sua concezione fotografica. In una intervista italiana a cura di Manuela De Leonardis , esperta in archiviazione fotografica e «autrice di interviste ai protagonisti del mondo della fotografia», è lui stesso ad asserire che nei suoi studi è stato influenzato più dalla filosofia tedesca di Hegel, Feuerbach e Kant che dalle filosofie orientali a cui alcuni critici fanno riferimento per la sua formazione culturale: «ho studiato più i filosofi tedeschi e, naturalmente, il cristianesimo. Il mio cervello era allenato a pensare, ma non avevo studiato nessuna filosofia orientale». Nell'intervista, ammette di aver imparato molto da fotografi come Walker Evans e Ansel Adams come tecnica fotografica, «ma non per quando riguarda l'estetica»
Nota biografica
Nato nel 1948 a Tokio. Ha ventidue anni quando nel 1970 all'Università St. Paul della capitale giapponese consegue il Bachelor of Arts (B.A.) in scienze politiche e sociologia. Si trasferisce subito dopo a Los Angeles in California dove presso l'Art Center College of Design studia fotografia, ed è qui «che matura le convinzioni sul concettualismo e minimalismo e sceglie la fotografia come mezzo per interpretarli». Nel 1972 consegue il Bachelor of Fine Arts (B.F.A.). Nel 1974 si sposta a New York che sarà con Tokio una delle due principali "fucine" nelle quali concepirà il suo lavoro da fotografo. Il suo stile è ben definito da subito: una serie di foto per ogni suo lavoro che analizza tramite quegli scatti "seriali" un diverso « senso di autenticità ». E con questi concetti che prende il via il suo primo "lavoro" nel 1976: Dioramas, scatti di «mostre all'interno dei musei di storia naturale, in cui le immagini di Sugimoto hanno portato alla vita creature estinte e situazioni preistoriche». A differenza di quasi la totalità di altri fotografi che "completano" i loro servizi in un determinato e ristretto periodo di tempo, le riprese delle "serie" delle fotografie di Sungimoto, che includono "sperimentazione" e "luoghi diversi" riguardanti sempre l'identico tema, possono durare anche diversi anni.
Anche se è noto che Sugimoto preferisce il bianco e nero sia per i suoi lavori sia per la ricerca in campo fotografico, non disdegna alcuni inusuali a colori, ottenuti però anch'essi con sistemi innovativi e stampati con attrezzature che ne esaltino le sfumature delle tonalità. Eclatante nel 2012, è stato l'"esperimento" della sua collaborazione con la nota casa di alta moda e prêt-à-porter francese Hermès per la realizzazione di foulards esclusivi, definito dai media «un riuscito incontro tra alta moda e arte», «una serie limitatissima di soli 140 esemplari» di foulards in twill di seta, «vere e proprie opere d'arte» ottenute da una serie di 20 immagini diverse Le foto a colori di Sugimoto per i foulards di Hermes, un esperimento nuovo nella tradizione fotografica del fotografo giapponese, sono state esposte nel giugno 2012 al Museo delle culture di Basilea.
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