Roberto Toja (Busto Arsizio, 1969). Appassionato di pittura del Cinquecento, si laurea presso l’Università degli Studi di Milano in Storia dell’Arte Medievale e Moderna. Ora vive alternando la fotografia all’insegnamento.
Roberto Toja si avvicina alla fotografia a metà degli anni Novanta per utilizzarla, all’inizio, come semplice mezzo sussidiario agli studi di arte e architettura rurale subalpina, per poi allargarsi al reportage sociale, fino a giungere alla professione vera e propria. Alla fine degli anni ’90 inizia a lavorare alla sua ricerca artistica, fin da subito intima, personale e crepuscolare. I suoi leitmotiv principali sono legati alla narrazione della memoria e della sua perdita, all’oblio e allo scorrere del tempo.
Trova spesso questi attimi di memoria all’interno di ambienti incustoditi, intesi come scenografie teatrali in cui è possibile ricreare atmosfere e stati d’animo particolari, giocando con la casualità dell’incontro con oggetti abbandonati e con le condizioni offerte dalla luce naturale, cercando di raggiungere quell’attimo sospeso nel tempo, di una memoria intima ritrovata.Roberto Toja con lo stesso approccio intimista e narrativo affronta altre tematiche di tono ben più analitico e descrittivo, quali l’archeologia industriale o di reportage urbano.
Roberto Toja detesta il mero autocompiacimento estetico fine a se stesso: “Per me la fotografia è una cosa seria, legata a doppio nodo al linguaggio umano che, dalla notte dei tempi, è formato da parole, suoni e immagini. E, in quanto parte e struttura di un complesso sistema linguistico, voglio usarla per comunicare e comprendere.”
Predilige prevalentemente immagini in bianco e nero, spesso impiegando allo scopo strumenti in medio formato analogico.
Le immagini di Roberto Toja sono esposte in gallerie d’arte, fiere e ambienti pubblici, e fanno oggi parte anche di prestigiose collezioni private e museali, quali Fotografia Italiana e Alinari.
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