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Pino SETTANNI


Definito un pittore con la macchina fotografica, un cannibale della retina, Pino Settanni è uno degli artisti più attuali del nostro tempo. È fotografo e tiene workshop di
fotografia in Italia e nel mondo. Cesare De Seta ha scritto di lui: «non è un fotografo e non è un pittore: mi sembra piuttosto un manipolatore di forme, che piega il mezzo con una straordinaria destrezza al fine che persegue». Pino Settanni nasce a Grottaglie il 21 marzo 1949. L’amore per la fotografia comincia da ragazzo, in quella terra di Puglia che ha lasciato nei suoi la-vori il calore ed il colore della sua storia e delle sue indimenticabili immagini. Finita la scuola, dal 1966 lavora all’Italsider di Taranto, frequenta artisti e pittori della sua città e sente crescere un bisogno di creatività e di espressione artistica che troveranno nella macchina fotografica il suo mezzo più adeguato ed il suo linguaggio più esplicito. Ancora da ragazzo, a 16 anni, scatta per un collega di lavoro una foto con la piccola figlia. Nasce il suo primo ritratto, una
bellissima immagine che vince premi e riconoscimenti: questa è la molla definitiva che lo spinge a lasciare l’impiego e la sua Taranto per trasferirsi a Roma.
È il 1973 e per Pino Settanni cominciano gli anni della gavetta, fatta di ricerca, di esplorazione e conoscenza e di inevitabili pellegrinaggi alle redazioni dei giornali
per guadagnare un lavoro ed un po’ di soldi. Pubblica il suo primo servizio su Il Mondo e cominciano le collaborazioni con i giornali. Sono gli anni
dell’avanguardia e Settanni frequenta mostre e gallerie, studia le foto ed i cataloghi degli artisti del momento, James Collins, Roger Cutforth, Urs Luthi. Nel 1975 conosce Monique Gregory, sua futura moglie, che possiede una galleria d’arte in via del Babbuino e lo inserisce nel mondo dell’arte.
Nello stesso anno pubblica per la casa editrice Nuovo Foglio il libro Voligrammi, una serie di fotografie nate da un gioco di linee e da uno studio geometrico sul volo
degli uccelli. Settanni, infatti, osserva le sue foto fatte a gruppi di uccelli e scopre tra loro una geometria irreale e simmetrica che li collega; traccia delle linee e
comincia una dialettica fatta di ordine e disordine, di pittura e di fotografia che contraddistingue ancora oggi il suo lavoro. Due anni più tardi avviene il suo incontro con Renato Guttuso. Un incontro casuale e poi il progetto di un libro fotografico sulla Sicilia del grande pittore di Bagheria, che viene pubblicato nel 1977.
Il connubio con l’artista siciliano continua tra il 1978 ed il 1983. Settanni diventa il suo assistente e fotografo personale, giorno dopo giorno colleziona scatti ed esperienze, approfondisce la cultura pittorica ed il senso del colore di Guttuso e dell’ambiente romano del suo tempo. Le immagini di questi anni confluiscono nel libro
del 1984 Guttuso: fotografia quotidiana. Nel 1986 Settanni si reca a Parigi e partecipa al Mois de la photo, giovane ed importante manifestazione artistica consacrata alla fotografia; l’anno successivo è di ritorno a Roma e si trasferisce nello studio di via Ripetta, dove maturerà l’idea di
creare una imponente e prestigiosa galleria fotografica di grandi artisti. Sono i Ritratti in nero, 77 ritratti di personaggi della cultura e dello spettacolo, da Moravia
a Fellini, da Mastroianni a Lina Wertmüller, da Benigni a Troisi e Morricone, che Settanni invita nel suo studio rigorosamente ed immancabilmente vestiti di nero e accompagnati da un oggetto per loro particolarmente prezioso o significativo. I ritratti vengono completati da un testo autografo che motiva la scelta dell’oggetto. Grafia e
immagine, oggetto e soggetto, una firma impressa e rappresentata per ciascun personaggio che svela all’obiettivo di Settanni la propria personalità ed emotività attraverso un solo particolare, un attimo, un travestimento o una maschera. Settanni ricerca la complicità emotiva con i suoi personaggi, li “costringe” ad un gioco teatrale fatto di nero, di buio e di tocchi di colore, di sguardi, di espressioni e di pose con cura conquistate. Questa meravigliosa teoria viene esposta nel 1989 alla galleria Rondanini di Roma e
pubblicata nello stesso anno e consacra la fama di Pino Settanni come ritrattista, dando vita a varie collaborazioni con istituzioni e giornali. In occasione
del Cinquecentenario dell’impresa di Cristoforo Colombo, l’artista realizza nel 1992 i ritratti di Rita Levi Montalcini, Carlo Rubbia e Renzo Piano per la
Presidenza del Consiglio e nello stesso anno crea il Calendario Piaggio 1993. Nel 1994 Pino Settanni decide di produrre una serie fotografica ispirata ai Tarocchi, che già prima di lui aveva dipinto Re-nato Guttuso. La serie comprende 78 sontuose fotografie di cui 38 con personaggi reali (22 arcani maggiori e 16 arcani minori figurati) più 40 arcani minori non figurati realizzati con piccoli manichini. Nella suamessa in scena, si ritrovano le parole chiave della sua poetica, il ritratto, la teatralità, la creatività ed il colore. Esplodono il blu, il rosso, il verde, il giallo ed il viola. Nello stesso anno nasce la serie dei segni dello Zodiaco che viene acquistata dal Museo della Fotografia di Parigi, il più importante museo fotografico d’Europa. Proprio la Maison Européenne de la Photographie (MEP) gli commissiona nel 1995 l’Alfabeto dei francesi a Roma, interpretazione fotografica di professioni e protagonisti della nazionalità francese a Roma. Dal 1998 al 2005, Pino Settanni fotografa città colpite dalla guerra come Mostar, Sarajevo, e Kabul realizzando immagini per calendari e campagne istituzionali affidatigli dallo Stato Maggiore dell’Esercito italiano.
Nel 2002 e nel 2003 realizza per Rai 3 i documentari fotografici Kabul le donne invisibili e Balcani, gli sguardi, la memoria, presentati al Festival Internazionale del
Cinema di Locarno. Da questa attività di reporter nasce, attraverso il mezzo artistico, una riflessione sulla condizione di questi popoli senza patria e soprattutto
sulla condizione femminile che compone le sue ultime mostre. Affascinato dalla magia delle nuove tecnologie digitali, Settanni elabora alcune delle immagini dell’Afghanistan reinterpretando luoghi, volti, donne coperte dal burqa e compiendo un’operazione di estetizzazione che dilata forme ed abiti e trasforma in
elementi decorativi e in sciabolate di colore una realtà normalmente dolorosa e di segregazione perpetua. La lunga esperienza artistica di Pino Settanni è guidata
dall’interesse curioso ed instancabile per l’animo umano e per l’energia del colore e la sua inesauribile e
sperimentale ricerca gli è valsa premi e riconoscimenti.
Il premio Lubiam, Sabbioneta nel 1995, il premio Lido Azzurro Ricognition, Taranto nel 1997, il Pericle D’Oro per la fotografia, Bovaino e nel 2000 il premio Pisa per la fotografia.

Maria Elena La Scala

www.pinosettanni.it
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